Negli ultimi anni, la gestione degli imballaggi industriali è diventata una delle questioni centrali nelle politiche ambientali europee. Il settore degli imballaggi, pur essendo fondamentale per la protezione e la distribuzione dei prodotti, rappresenta anche una delle principali fonti di rifiuti nell’UE. Secondo la Commissione Europea, il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzate in Europa sono destinate alla produzione di imballaggi, che costituiscono il 36% dei rifiuti urbani complessivi.
Il problema principale? La produzione di rifiuti cresce più velocemente della capacità di riciclo. Nel 2021, l’Europa ha generato 84 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio, con un aumento del 27% in dieci anni solo per la plastica. Questa crescita esponenziale ha aumentato la pressione sulle risorse naturali e le emissioni di gas serra, evidenziando l’urgenza di una trasformazione del settore.

Per affrontare a questa sfida, l’Unione Europea ha introdotto il Regolamento UE 2025/40, entrato in vigore l’11 febbraio 2025. Questa nuova normativa, che sostituisce la Direttiva 94/62/CE, introduce regole uniformi e direttamente vincolanti per tutti gli Stati membri, eliminando le disparità normative tra i diversi paesi e tracciando una strategia chiara verso un modello di economia circolare per gli imballaggi.
Perché il Regolamento UE 2025/40 cambia la gestione degli imballaggi?
Fino ad oggi, la gestione degli imballaggi e dei relativi rifiuti era disciplinata dalla Direttiva 94/62/CE. Tuttavia, ogni Stato membro la applicava in modo diverso, generando un quadro normativo frammentato e incoerente. Questa disomogeneità ha creato incertezze per le aziende, aumentato i costi di gestione e rallentato la transizione verso l’economia circolare.
Il Regolamento UE 2025/40 è stato introdotto proprio per risolvere queste problematiche, garantendo un sistema di gestione degli imballaggi più efficiente e armonizzato. I suoi obiettivi principali includono:
- Armonizzare le normative tra gli Stati membri, eliminando disparità e confusione nel mercato.
- Limitare l’uso di materie prime vergini, aumentando il contenuto di materiali riciclati negli imballaggi.
- Migliorare l’efficacia del riuso e del riciclo, rendendo gli imballaggi più sostenibili e progettati per essere effettivamente recuperati.
- Eliminare sostanze pericolose negli imballaggi, riducendo il rischio di contaminazioni ambientali e migliorando la qualità del riciclo.
Questa nuova normativa rappresenta un passo fondamentale per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi e per allinearsi agli obiettivi di neutralità climatica dell’UE al 2050.
Le novità del Regolamento UE 2025/40: meno sprechi, più riciclo, più responsabilità
Stop agli imballaggi superflui: obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti
Una delle priorità della normativa è contenere la crescita esponenziale dei rifiuti da imballaggio, invertendo la tendenza che negli ultimi anni ha visto un costante aumento. L’UE ha stabilito obiettivi vincolanti di riduzione della produzione di rifiuti da imballaggio, fissando traguardi progressivi rispetto ai livelli del 2018:
- -5% entro il 2030
- -10% entro il 2035
- -15% entro il 2040
Questa riduzione si traduce in misure concrete per limitare l’utilizzo di imballaggi non essenziali. A partire dal 1° gennaio 2030, non potranno più essere commercializzate alcune tipologie di imballaggi monouso considerati superflui. Tra questi rientrano le mini-confezioni di cortesia negli hotel, le vaschette in plastica per frutta e verdura sfusa e le bustine ultraleggere per alimenti.
L’introduzione di queste restrizioni impone alle aziende un ripensamento delle soluzioni di confezionamento, promuovendo alternative più sostenibili che riducano il consumo di materiali e il volume dei rifiuti generati.
Imballaggi più sostenibili: obbligo di riciclabilità e contenuto minimo di materiale riciclato
Il Regolamento introduce un altro cambiamento radicale nella gestione degli imballaggi industriali, imponendo criteri più stringenti per la loro progettazione e composizione: entro il 2030, tutti gli imballaggi immessi sul mercato dovranno essere progettati per essere riciclabili in modo efficiente e, dal 2035, dovranno essere effettivamente riciclati su larga scala.
Questo significa favorire un approccio basato sul design for recycling in cui le aziende non potranno più immettere sul mercato imballaggi composti da materiali difficili da separare o che non trovano sbocchi nei circuiti di riciclo.
Parallelamente, la normativa impone quote obbligatorie di plastica riciclata nei nuovi imballaggi, spingendo l’industria a ridurre il consumo di materie prime vergini. Ad esempio, le bottiglie in PET per bevande dovranno contenere almeno il 30% di plastica riciclata entro il 2030 e il 65% entro il 2040.
Questa misura accelera la transizione verso l’utilizzo di materie prime seconde, come HDPE riciclato, che viene ottenuto dal recupero di imballaggi non più riutilizzabili, creando nuove opportunità per il mercato del riciclo e incentivando le aziende a investire in filiere più sostenibili.
Via le sostanze pericolose: nuove regole per la sicurezza e il riciclo
Oltre a migliorare la riciclabilità, il Regolamento UE 2025/40 impone l’eliminazione progressiva di alcune sostanze chimiche dannose dagli imballaggi. Tra queste, le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), utilizzate per rivestimenti impermeabili e barriere chimiche, saranno progressivamente vietate a causa della loro persistenza ambientale e dei rischi per la salute umana. Questi composti, noti come “forever chemicals”, tendono ad accumularsi negli ecosistemi e sono difficili da eliminare, rappresentando un problema sia per il riciclo dei materiali che per la tutela della biodiversità.
L’eliminazione di queste sostanze impone alle aziende una revisione nella composizione degli imballaggi, con la necessità di adottare materiali più sicuri e conformi alle nuove normative senza comprometterne la funzionalità. Questo aspetto è particolarmente rilevante per il settore chimico, che utilizza imballaggi specifici per il trasporto di sostanze pericolose e spesso impiega rivestimenti speciali per garantire la sicurezza dei materiali contenuti.
Il regolamento riconosce queste particolarità, prevedendo alcune deroghe per gli imballaggi destinati a merci pericolose, ma impone comunque che anche questi siano progressivamente resi più riciclabili e privi di sostanze vietate. Ciò significa che le aziende dovranno rivedere la progettazione dei loro contenitori, evitando materiali non compatibili con il riciclo e sostituendo progressivamente additivi e stabilizzanti che potrebbero compromettere il recupero del materiale.
Etichettatura ambientale obbligatoria: più chiarezza per aziende e consumatori
A partire dal 2026, il Regolamento UE 2025/40 introduce l’obbligo di un’etichettatura ambientale uniforme per tutti gli imballaggi immessi sul mercato nell’UE. L’obiettivo di questa misura è migliorare la raccolta differenziata, ridurre gli errori nello smaltimento e aumentare i tassi di riciclo, fornendo ai consumatori informazioni chiare e univoche.
Le nuove etichette dovranno indicare con precisione:
- Il tipo di materiale dell’imballaggio, specificando la composizione (es. plastica PET, HDPE, carta, alluminio, vetro).
- Le corrette modalità di smaltimento, indicando il flusso di raccolta a cui l’imballaggio deve essere conferito.
- L’eventuale presenza di materiali misti o componenti separabili, per agevolare un corretto conferimento e migliorare il recupero dei materiali.
Questa regolamentazione pone fine alla frammentazione normativa esistente, che ha visto alcuni Stati membri adottare sistemi di etichettatura diversi, creando confusione tra produttori e consumatori. Grazie a un unico standard europeo, le aziende potranno uniformare le informazioni fornite e semplificare la gestione degli imballaggi su scala internazionale.
Un altro aspetto cruciale è l’eliminazione delle dichiarazioni ambientali fuorvianti. Fino ad oggi, molte confezioni riportavano indicazioni generiche come “riciclabile” o “biodegradabile”, senza specificare se e come l’imballaggio potesse essere effettivamente recuperato. Il nuovo regolamento vieta l’uso di queste diciture generiche, richiedendo prove concrete sulla riciclabilità e compostabilità dei materiali impiegati.
Inoltre, verranno introdotti pittogrammi universali, facilmente riconoscibili, che aiuteranno i consumatori a identificare immediatamente il materiale dell’imballaggio e a conferirlo nel corretto flusso di raccolta. Questo contribuirà a ridurre gli errori, migliorare la qualità dei rifiuti raccolti e aumentare l’efficienza del sistema di riciclo.
Nuovi obblighi per i produttori: come cambia la responsabilità sugli imballaggi
Oltre all’obbligo di etichettatura ambientale, il Regolamento UE 2025/40 rafforza significativamente il principio della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR). Le aziende che immettono imballaggi sul mercato dovranno farsi carico della loro gestione anche dopo l’uso, contribuendo finanziariamente alle operazioni di raccolta, selezione e riciclo.
Questo significa che i produttori saranno economicamente responsabili per l’intero ciclo di vita dell’imballaggio, con costi differenziati in base alla sostenibilità del materiale utilizzato. Gli imballaggi più difficili da riciclare comporteranno contributi più elevati, mentre quelli progettati secondo criteri di ecodesign beneficeranno di incentivi.
Cosa devono fare le aziende per conformarsi alla nuova normativa?
Il Regolamento UE 2025/40 non è una semplice modifica normativa, ma un cambio strutturale che trasforma il modo in cui le aziende gestiscono gli imballaggi. Adeguarsi alla normativa non è più una scelta, ma una necessità per evitare sanzioni, contenere i costi di gestione e garantire la sostenibilità del proprio business.
Le aziende dovranno rivedere l’intero ciclo di vita degli imballaggi, ripensando progettazione, utilizzo e smaltimento per rispettare i nuovi requisiti di riciclabilità, riutilizzo e trasparenza. Questo comporta una serie di azioni concrete:
- Eliminare gli imballaggi non conformi, sostituendoli con alternative che rispettino gli standard di riciclo e riuso. Materiali difficili da recuperare o incompatibili con i flussi di riciclo dovranno essere progressivamente abbandonati.
- Integrare una percentuale sempre maggiore di plastica riciclata nei nuovi imballaggi, rispettando le quote minime imposte dalla normativa per ridurre il consumo di materie prime vergini.
- Garantire la tracciabilità degli imballaggi, documentando ogni fase del loro ciclo di vita e fornendo prove concrete della loro sostenibilità, dalla produzione al fine vita.
Oltre a questi adeguamenti tecnici, le aziende dovranno affrontare nuovi obblighi finanziari derivanti dal rafforzamento della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR).
Questa trasformazione impone una sfida, ma rappresenta anche un’opportunità per le aziende che sapranno anticipare il cambiamento. Investire in soluzioni di recupero, riutilizzo e riciclo non solo consentirà di rispettare la normativa, ma offrirà vantaggi competitivi: ottimizzazione delle risorse, riduzione degli sprechi e un posizionamento più forte in un mercato sempre più orientato alla sostenibilità. Adeguarsi oggi significa essere pronti per il futuro e migliorare la propria efficienza operativa ed economica.